La gastrite, ovvero l’infiammazione della parete interna dello stomaco, è uno dei disturbi più diffusi, almeno tra le persone che entrano in uno studio nutrizionale e si manifesta con bruciore, crampi, vomito e talvolta giramenti di testa.
Oggi ci concentreremo sui comportamenti, alimentari e non, che faranno sparire questi sintomi dalla nostra vita, e che ci permetteranno di mangiare quel pasto, o magari bere quel caffè o quel bicchiere di vino, senza aspettarsi quel fastidioso crampo, o bruciore improvviso, o quella sensazione di nausea che limita molto la vita di chi ne è affetto.
ABITUDINI ALIMENTARI
Un modo per alleviare i sintomi è senza dubbio quello di impostare un piano alimentare bilanciato ed abbandonare tutte la abitudini sbagliate:
bisogna fare dei pasti completi (con carboidrati complessi, proteine e grassi buoni) a colazione, pranzo e cena
è necessario fare 2 o più spuntini durante la giornata, evitando che lo stomaco rimanga vuoto per più di 3 ore. Questo perché il nostro corpo comincia a secernere i succhi gastrici (che hanno un pH estremamente acido) prima del pasto, per preparare lo stomaco alla digestione. Se lo stomaco sarà, vuoto i succhi gastrici andranno ad attaccare la mucosa, già infiammata, peggiorando i sintomi. Portate sempre con voi una manciata di frutta secca e una frutto non acido, come una banana o una mela. Mangiate poco e spesso!
Bisogna scegliere alimenti non irritanti, esempio evitare caffè a stomaco vuoto, evitare per un periodo il consumo di salsa di pomodoro o di pietanze fritte, bevande gassate, succhi di frutta e frutta acida (meglio evitare per un periodo la frutta rossa, agrumi, ananas e anche i kiwi, verranno reintrodotti lentamente). Cercate di mangiare in maniera più naturale possibile ed evitate pietanze molto grasse, industriali e preconfezionate. Purtroppo, se l’acidità è molto forte, bisogna rinunciare anche a prodotti benefici per la salute come alcune spezie.
Se siamo in fase di gastrite acuta, scegliere alimenti in grado di assorbire l’acidità gastrica , come ad esempio le patate lesse o una mela cotta. Anche una fettina di pane può essere utile
Bisogna tener conto anche dell’ipersensibilità individuale verso determinati alimenti, come glutine e lattosio; nelle fasi di gastrite acuta è utile evitare il consumo di latticini( yogurt compresi)
Ovviamente è utile rivolgersi ad un nutrizionista e non basarsi solo su informazioni presenti in articoli come questo, proprio per avere un piano alimentare che tenga conto delle differenze che ci sono tra i vari individui, dei gusti personali e della possibilità di effettuare un determinato numero di pasti nella giornata
Con il termine Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali (MICI) vengono descritte principalmente due patologie dovute all’eccessiva infiammazione del tratto gastrointestinale, avvero la Rettocolite Ulcerosa e il Morbo di Chron.
L’infiammazione è una reazione naturale dell’organismo; nell’intestino, le cellule del sistema immunitario hanno il compito di proteggere l’organismo da batteri, virus e parassiti; quando però la reazione infiammatoria è eccessiva si verificano danni ai tessuti con conseguente dolore, gonfiore, perdita di sangue e muco con le feci. Questi danni tissutali vanno a pregiudicare il normale funzionamento dell’intestino e l’integrità della barriera intestinale, con conseguenti infezioni (sappiamo del ruolo fondamentale dell’intestino per il sistema immunitario).
Non confondiamo queste due patologie con la sindrome del colon irritabile, un disturbo che non ha base infiammatoria e che verrà trattato in un altro articolo.
COME RICONOSCERE IL TIPO DI PATOLOGIA
Nella Rettocolite Ulcerosa, l’infiammazione si estende solamente nell’intestino crasso, ovvero la parte terminale del colon, incluso il retto.
Per quanto riguarda il Morbo di Chron, invece, può colpire tutto l’apparato digestivo, dall’esofago allo stomaco, dall’intestino tenue al crasso e può colpire anche più zone contemporaneamente. Questa patologia è molto più dolorosa rispetto alla rettocolite, perché i danni vanno più in profondità nel tessuto intestinale, che sappiamo essere ricco di terminazione nervose.
LE CAUSE
In genere, la conoscenza delle cause scatenanti una malattia aiuta a progettare una terapia. Il problema è che nelle MICI le cause, e quindi i possibili trattamenti, sono molteplici:
Fattori genetici : Si nota un 10-20% di trasmissibilità genetica, quindi è probabile che si trasmetta all’interno di un ceppo familiare
Fattori Ambientali : ovvero infezioni o esposizioni costante ad ambienti che possano causare una reazione dell’organismo.
Fattori Alimentari : il nostro target è lo stato infiammatorio incontrollato dell’apparato gastrointestinale, quindi senza dubbio ciò che mangiamo ha un impatto molto elevato sulla possibilità di aumentare o ridurre la risposta infiammatoria.
SINTOMI
Nella rettocolite il sintomo principale è la presenza di sangue e muco nelle feci ( il sanguinamento è generalmente assente nel Morbo di Chron); a questo si aggiunge urgenza evacuatoria, dolore intestinale, formazione di gas, costipazione se l’infiammazione è confinata alla zona rettale o diarrea se invece colpisce l’intestino crasso; si nota anche affaticamento dovuto alla perdita di ferro e perdita di peso dovuto alla difficoltà di assimilare nutrienti.
Nel Morbo di Chron ci sono sempre sintomi come diarrea ma il dolore intestinale è più grave perché i danni al tessuto intestinale vanno più in profondità, dove sono presenti i fasci nervosi. inoltre i danni ai tessuti sono più gravi, con conseguente formazione di :
Ulcere e ascessi, ovvero perforazioni della mucosa con fuoriuscita di materiale dall’intestino
Fistole, che sono dei collegamenti anomali tra zone dell’intestino che sono lontane. Questo impedisce l’assorbimento di micronutrienti
Stenosi, ovvero un restringimento del lume intestinale, che impedisce il passaggio di cibo solido. Se gravi, vanno trattate immediatamente con intervento chirurgico
Infine, dato che il Morbo di Chron va a colpire l’intestino tenue, deputato all’assorbimento di vitamine, l’affaticamento e la malnutrizione risultano più gravi
TERAPIA DIETETICA
Prima di introdurre l’argomento principale di questo articolo, bisogna dire che queste patologie, se con sintomi gravi, non possono prescindere dalla terapia farmacologica e /o chirurgica. Non tratteremo questo argomento, che andrà affrontato con il medico ma vedremo come affrontare i sintomi con l’alimentazione.
Questo perché il cibo è ciò che introduciamo con maggior frequenza nel nostro organismo, quindi dobbiamo pensare che può essere un qualcosa che ci può alleviare da una determinata condizione, me se usato male può andare a peggiorarla.
Nel caso delle MICI, la dieta deve essere strettamente personalizzata e deve tener conto dello stato della malattia, della terapia farmacologica o chirurgica in uso, dei gusti del paziente e di tutte le gravi carenze nutrizionali che purtroppo si verificano in questa condizione.
Come abbiamo già detto, il nostro target è lo STATO INFIAMMATORIO dell’intestino e sappiamo benissimo il ruolo che l’alimentazione ha nel poter contenere o peggiorare la condizione, perché ogni cosa che introduciamo nel nostro corpo determina una reazione ( positiva o negativa) dell’organismo.
La prima cosa da fare è quella di ELIMINARE gli alimenti che hanno una dimostrata attività infiammatoria, ovvero gli ZUCCHERI SEMPLICI, LE CARNI ROSSE E LAVORATE COME GLI INSACCATI , mentre possiamo essere un pò meno drastici nei confronti di latticini, grano e lieviti, che comunque devono essere allontanati
Stare molto attenti alla fibra che viene consumata. Sono abituato a sentire, ovunque, i stessi consigli, ovvero “mangiare tutti i giorni almeno 5 porzione tra frutta e verdura”, ma in realtà non è cosi. Il tipo di frutta e verdura scelta varia al variare dei sintomi; chi soffre di diarrea deve consumare principalmente fibra solubile, chi al contrario soffre di stitichezza deve consumare fibra insolubile
Se si hanno anche fermentazioni intestinali, si può optare per una dieta LOW-FODMAP o dieta senza scoria ( ovvero con pochissima fibra, sopratutto se abbiamo morbo di Chron con annesse stenosi o fistole)
Bisogna idratarsi costantemente, sopratutto per chi, con la rettocolite, ha l’intestino crasso infiammato, ovvero la parte dell’intestino deputata all’assorbimento dei liquidi, o in generale chi soffre di diarrea. EVITATE COMPLETAMENTE LE BEVANDE ZUCCHERATE, perché aggravano la disidratazione
Sarà importante PREVENIRE LA MALNUTRIZIONE. In queste patologie, oltre a una incapacità dell’intestino di assimilare i nutrienti, si può innescare nel paziente la paura mangiare, questo perché generalmente un pasto è seguito da dolori e altri disturbi. Il riuscire a nutrirsi correttamente diventa fondamentale, perché la carenza di nutrienti avrà effetti gravi sul metabolismo e aumenta il rischio di infezioni
Aumentare l’introito di omega-3, grassi con potente azione antiinfiammatoria. Si trovano in grandi quantità nel pesce come tonno, salmone, acciughe e pesce azzurro in generale; ci sono anche fonti vegetali come semi di lino, semi di canapa e di chia.
L’IMPORTANZA DELLA SUPPLEMENTAZIONE
L’utilizzo di supplementi e integratori, che sono oramai importanti per tutti, risulta di importanza fondamentale nei pazienti affetti dalle MICI che sono sottoposti a terapie farmacologiche e/o chirurgiche perché questa terapie, che sono necessarie, possono interferire con il metabolismo e assorbimento di molti micronutrienti fondamentali; inoltre è la patologia stessa che comporta il malassorbimento di molte vitamine e minerali, ed intervenire solo con gli alimenti può essere rischioso ed andare ad aggravare i sintomi. Qui sotto sono elencate le carenze più comuni nei pazienti affetti da MICI:
Pazienti che utilizzano anti-infiammatori come la Sulfasalazina, che interagisce con il metabolismo dell’acido folico, devono aumentarne l’introito, perché la carenza aumenterà il senso di stanchezza del paziente ( la carenza di folina porta ad anemia)
L’integrazione con acido folico è importante per pazienti che utilizzano farmaci IMMUNOSOPPRESSORI, come il metotrexato
Pazienti che utilizzano FARMACI STEROIDEI possono soffrire di una diminuzione della densità ossea, perché questa classe di farmaci interferisce con il metabolismo di Calcio e Vitamina D. Generalmente si consiglia l’assunzione di Calcio e Vit. D attraverso la supplementazione
In caso di diarrea costante, si consiglia di assumere fluidi e elettroliti come sodio,potassio e zinco
In caso di sanguinamento cronico, aumentare l’introito di Ferro e proteine
Se siamo in presenza di ostruzioni intestinali (stenosi) o fistole, è molto utile l’assunzione di pasti sostitutivi liquidi ( contenenti precise quantità di carboidrati, grassi e proteine). Generalmente questi preparati sono a base di proteine vegetali, sono ricchi in vitamine e minerali (prevengono la malnutrizione di micronutrienti) e aiutano a ridurre l’infiammazione, la fermentazione e i sintomi, danno quindi sollievo nutrendo l’organismo
In caso di gas e fermentazioni si consiglia l’assunzione di probiotici, che vanno a riequilibrare la flora batterica, sopratutto per i pazienti sottoposti a terapia antibiotica
E’ importante sottolineare come gli integratori vadano utilizzati con discrezione e sotto stretto consiglio di un professionista che sappia consigliarvi ma che sopratutto vi indicherà come inserire questi supplementi in una dieta personalizzata, che sarà sempre la base di una nutrizione sana.
La sindrome dell’intestino irritabile (IBS) non è una patologia infiammatoria ma un disordine gastrointestinale cronico caratterizzato dalla presenza di dolore e/o distensione addominale, associato a stipsi e diarrea. Questo disturbo interessa il 10-20% della popolazione generale ed è due volte più comune nelle donne rispetto agli uomini.
Dolorosa, debilitante, spesso associata a spossatezza e debolezza, l’IBS può associarsi ad ansia e depressione.
L’IBS si tratta in due modi:
Attenuando i sintomi, scegliendo accuratamente gli alimenti.
Attraverso variazioni delle abitudini di vita del paziente, perché svolgere attività fisica, porre attenzione su se stessi, meditare o fare yoga, va ad attenuare anche lo stress (sappiamo che cervello ed intestino sono strettamente collegati da fasci nervosi)
Dal punto di vista alimentare, è importante seguire queste regole
fare pasti regolari (3 pasti principali e 2 spuntini), mangiare lentamente, per avere una miglior digestione del cibo, idratarsi adeguatamente bevendo almeno 8 bicchieri di liquidi al giorno (circa 1,5 litri)
Evitare alimenti contenenti caffeina, alcolici, bevande gassate e zuccherate
Evitare l’assunzione di certi alimenti che promettono di essere senza
zuccheri ma che contengo edulcoranti come il sorbitolo, che peggiorano la condizione della nostra flora batterica, e quindi del nostro intestino.
Scegliere bene la frutta e verdura che deve essere consumata. Le persone che soffrono di diarrea dovrebbero consumare fibre differenti da quelle che soffrono di stitichezza.
Per ridurre il gonfiore intestinale e gestire i sintomi dell’IBS, l’approccio più utilizzato è la dieta LOW-FODMAP, ovvero a basso contenuto di oligosaccaridi, disaccaridi e monosaccaridi fermentabili e polioli ( sorbitolo, xilitolo, mannitolo…). La dieta LOW-FODMAP può essere un’ottima soluzione, a patto di essere ben bilanciata e seguita da un esperto. Questo approccio dietetico prevede 3 diverse fasi: una fase di eliminazione degli alimenti ad alto contenuto di FODMAP, una seconda fase di graduale reinserimento e una terza fase di personalizzazione della dieta.
Effettuare cicli di probiotici, ovvero ceppi batterici che vanno a modificare positivamente la flora batterica, che possono ridurre sensibilmente le fermentazioni intestinali
Nel caso in cui questo approccio non risulti utile nella riduzione dei sintomi, con persistenza del gonfiore addominale, si più optare per un breve periodo per una dieta senza scorie (ovvero a basso contenuto di fibre) o per una dieta liquida; ci sono in commercio dei pasti sostitutivi in polvere (da reidratare con acqua), completi dal punto di vista nutrizionale (con macro e micronutrienti) con potere saziante e sterili dal punto di vista microbiologico. Nella mia esperienza ho notato che questa soluzione migliora molto i sintomi dell’IBS, riducendo molto il gonfiore addominale e le altre sintomatologie tipiche di un colon irritato.
Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un cambiamento insperato, ovvero che la maggior parte della popolazione ha capito l’impatto dell’alimentazione sulla qualità della vita. Ma la domanda che si fanno tutti è : qual’é il regime alimentare migliore e maggiormente protettivo verso i principali disturbi di salute di questo secolo?
Per rispondere a questa domanda, si è acceso, negli ultimi anni, un lungo dibattito tra i più popolari regimi dietetici degli ultimi anni, dalla dieta mediterranea alla dieta vegetariana e/o vegana, da quella iperproteica alla chetogenica; ovviamente per ogni approccio dietetico si cercava di dimostrare la fattibilità, la sicurezza, i risultati, talvolta omettendo le difficoltà, gli insuccessi ed i rischi per la salute di piani dietetici “estremi”.
Negli ultimi anni, la maggior parte delle personalità di spicco nell’ambito nutrizionale convergono sull’idea che un regime dietetico che escluda la carne e gli zuccheri semplici sia il più protettivo, in assoluto, per la salute umana, portando alla diffusione della convinzione che l’unica via percorribile sia l’alimentazione vegana. Questa convinzione ha portato però ad un vero a proprio estremismo, che può avere effetti ancora più dannosi.
Questo perché sembra che la dieta vegana, se mal calibrata, possa essere dannosa al pari, se non di più, di chi consuma quasi esclusivamente carne. Infatti, sebbene le motivazioni etiche, sociali e salutistiche, e le innumerevoli ricerche scientifiche che ne dimostrano l’efficacia nell’ambito antiinfiammatorio (e non solo), la dieta vegana è spesso associata ad un regime alimentare molto restrittivo. L’adozione di questo regime alimentare, se non calibrato ed integrato, sembra avere un impatto negativo in termini di salute, aumentando le probabilità di sviluppare i sintomi della malnutrizione come anemia, atrofia muscolare, malattie della pelle e numerosi disturbi come sintomi psichici, dovuti alle enormi carenze nutrizionali causate dall’esclusione di intere categorie di alimenti.
Parliamo di carenze gravi di ferro, zinco, iodio, calcio, acidi grassi omega-3, vitamine del gruppo B, ma anche proteine, che hanno impatto anche sulla circolazione, la funzionalità tiroidea e muscolare, sistema immunitario, produzione di energia e tanti altri aspetti.
Quindi dove sta la verità?
Come sempre, la verità sta nel mezzo.
Sappiamo che un regime alimentare vegano, oltre alle motivazioni etiche, ha il grande vantaggio di essere altamente protettiva nei confronti di tutte le patologie su base infiammatoria, intestinali e non, come le patologie croniche intestinali, ma anche le patologie articoli e della pelle.
L’infiammazione, dovuta ad un consumo smodato di grassi saturi ( provenienti da prodotti animali), ma anche dal consumo di alimenti industriali e/o preconfezionati ( in questo caso ricchi di acidi grassi idrogenati) impatta sulla nostra vita più di quanto crediamo; anche la ritenzione idrica di cui soffre la maggior parte delle donne, la genesi di patologie tumorali ma anche semplicemente gli infortuni ricorrenti in molti atleti, potrebbero attenuarsi o risolversi semplicemente cambiando alimentazione.
Un regime come quello vegano, a cui vengono aggiunti alimenti positivi per la nostra salute, come uova e alcuni tipi di latticini (quindi la dieta vegetariana), e integrato con Vitamine del gruppo B e acidi grassi omega-3 (che sono contenute in elevate quantità specialmente nei prodotti ittici), minerali (come il ferro, calcio e zinco) e talvolta anche con miscele proteiche (sopratutto per gli atleti), è il piano alimentare che dovrebbe garantire il miglior apporto di nutrienti mantenendo l’effetto protettivo, antiinfiammatorio ed etico della dieta vegana.
Anche in ambito sportivo, è evidente come l’adozione di un regime vegetariano permette di prevenire infortuni, infiammazioni muscolari e tendinee, favorendo un recupero muscolare rapido senza nessun calo prestazionale.
Considero quindi, grazie all’enorme bibliografia e agli innumerevoli studi di medici e ricercatori, la Dieta vegetariana come la più protettiva, equilibrata e salutistica per l’essere umano.
Siamo a conoscenza dello stretto rapporto tra lo stato di salute e alti livelli di glicemia e quindi di insulina.
Questo perché, quando aumenta la quantità di zuccheri nel circolo sanguigno, il pancreas secerne l’ormone insulina, il cui compito è quello di abbassare la glicemia mediante l’attivazione di processi metabolici e cellulari. Quindi il compito dell’insulina è tenere sotto controllo il livello di zuccheri nel sangue.
Quand’è che si parla di Diabete di tipo 1 e 2 :
Nel diabete di tipo 1, la produzione di insulina è soppressa o fortemente ridotta a causa della distruzione delle cellula del pancreas che dovrebbero produrla. In questo caso la terapia elettiva è la somministrazione giornaliera di insulina esogena e metodiche per l’attivazione del pancreas.
Nel diabete di tipo 2, invece, ci possono essere due casi; l’insulina è prodotto in quantità non sufficiente oppure il corpo non risponde più all’insulina prodotta ( insulino-resistenza). Questo porta il pancreas a produrne sempre di più finché l’attività pancreatica non si esaurisce e si arriva ad una situazione simile al diabete di tipo 1 , con diagnosi di diabete. La cosa positiva è che il diabete di tipo 2 è reversibile.
Fin qui non c’è nulla di nuovo, e la terapia dietetica di elezione comporta una dieta equilibrata, la riduzione o eliminazione degli zuccheri semplici nella dieta e l’aumento di attività aerobica (che aumenta la sensibilità del corpo all’insulina).
PIANO ALIMENTARE EQUILIBRATO PER PAZIENTI DIABETICI
Come si imposta un piano alimentare che ci permette di tenere sotto controllo la glicemia?
ELIMINARE IL PIU’ POSSIBILE TUTTI I ZUCCHERI SEMPLICI, ovvero dolci, succhi di frutta, bevande zuccherate e creme spalmabili
La colazione, deve essere ben bilanciata, ovvero contenere carboidrati complessi, proteine e possibilmente grassi buoni. Questo non solo ci aiuterà a controllare la risposta glicemica del pasto, ma darà senso di sazietà, supporterà la massa muscolare e ci fornirà più nutrienti. Quindi si dovrebbe dire addio alle colazioni con the (o latte) e fette biscottate o biscotti integrali, perché solo colazioni ad esclusiva presenza di carboidrati; meglio optare per un porridge con latte di soia proteico, magari con cereali a basso tenore di zuccheri come i fiocchi di avena, oppure per uno yogurt greco ( no 0% di grassi!!!) con noci secche e una piccola porzione di frutta, o una fetta di pane di segale con un velo di ricotta, miele e semi di chia. Sono moltissime le combinazioni che si possono realizzare, anche in base alle esigenze individuali.
Facciamo molta attenzione a merende e spuntini; evitare che siano solo a base di carboidrati; se mangiamo un frutto, o un biscotto integrale, mettiamo vicino una fonte proteica
Il pranzo e la cena dovrebbero essere progettati come la colazione, ovvero con carboidrati complessi, grassi buoni, proteine e con l’aggiunta di fibra (presente in verdure e legumi). La fibra alimentare aiuterà ad assorbire più lentamente i carboidrati, riducendo l’impatto del pasto sulla glicemia.
Ruotate il più possibile i carboidrati, ovvero utilizzare come fonte di carboidrati complessi il riso integrale, il cuos cuos, il farro, l’orzo, la quinoa e la pasta integrale. I cereali non sono tutti uguali, alternateli anche in base ai gusti personali. Anche i legumi sono una buona fonte di carboidrati ed hanno un bassissimo indice glicemico
Infine, fate il più possibile attività aerobica, anche a bassa intensità; fare una camminata veloce, andare in bicicletta o anche andare a ballare. L’attività fisica aumenta la sensibilità del corpo all’insulina, quindi il corpo risponderà con maggior efficienza all’insulina prodotta dal pancreas e sarà più efficiente nel ridurre la glicemia dopo un pasto.
Tuttavia, anche se si è a conoscenza di questi concetti, si nota ancora un eccessivo consumo inconsapevole di zuccheri semplici nella dieta di molte persone con elevati livelli di glicemia, per due motivi:
probabilmente perché molti consumatori ignorano il fatto che i zuccheri semplici sono presenti in grandi quantità in alimenti “insospettabili” (sopratutto industriali, e/o pre-confezionati).Vorrei porgere un’attenzione particolare a questo discorso, ovvero che l’industria alimentare ruota fortemente intorno al consumo di questa classe di alimenti; non sto dicendo che non dobbiamo assumere mai zuccheri, in quanto fanno parte della nostra alimentazione (la quota giornaliera dovrebbe essere inferiore al 25% del totale dei carboidrati consumati, e dovrebbe essere inferiore nei diabetici), ma che dobbiamo scegliere ciò che mangiamo in maniera oculata. So che risulta difficile, perché questa classe di alimenti crea molta soddisfazione ( ovvero una scarica di dopamina, un neurotrasmettitore, che ci dà appunto questo senso di appagamento), ma dovremo pensare che gli effetti dannosi si verificheranno dopo anni.
Da nutrizionista è molto fastidioso vedere, anche nelle pubblicità in televisione, come vengano consigliati questi snack ultra zuccherati e ultra processati ( con annesse immagini di madri e figli felici), oppure che vengano sponsorizzati alimenti che “contengono solo lo 0,1 % di grassi”, ma magari hanno la stessa quantità di zucchero di un dolce da pasticceria. Essere consapevoli di quello che si sta acquistando renderà la nostra dieta più efficace; farsi consigliare da un professionista è il modo migliore per evitare anche spese inutili.
è ancora poco diffusa l’informazione sui reali danni apportati dallo zucchero nel nostro organismo
GLI ZUCCHERI SEMPLICI DEPRIMONO IL SISTEMA IMMUNITARIO
In molti esseri viventi il glucosio serve a produrre la VITAMINA C, perché questa ha una struttura molto simile allo zucchero ( infatti a livello industriale la Vitamina C, o acido ascorbico, viene prodotta a partire dal glucosio). L’essere umano invece non riesce a produrre tale vitamina, quindi la deve necessariamente assumere dalla dieta. I nostri globuli bianchi, tra le principali cellule del sistema immunitario, hanno bisogno di concentrazioni elevate di tale Vitamina per affrontare microbi e virus.
Quindi? Dov’è il problema?
Il problema è che queste due molecole, glucosio e vitamina C, competono tra di loro nel nostro corpo; in particolare alti livelli di glucosio nel sangue impediscono alla vitamina C di entrare nelle nostre cellule.
100 gr. di zucchero ( quantità presenti in un dolce) possono sopprimere il nostro sistema immunitario fino al 75 % per molte ore.
Quindi consumare tanti zuccheri semplici, causa un malfunzionamento del sistema immunitario
Ritengo già questo abbastanza grave, ma purtroppo c’è qualcosa di ancora peggiore
GLI ZUCCHERI SEMPLICI SONO IL CIBO PREFERITO DALLE CELLULE TUMORALI
Le cellula dell’organismo, sia sane che cancerose, utilizzano come fonte energetica il glucosio.
Senza entrare in complesse spiegazioni sul metabolismo cellulare, c’è da dire che le cellule sane possono ricavare energia da varie fonti ( per esempio da acidi grassi) e che utilizzano glucosio per produrre dei precursori che verranno utilizzati nei mitocondri ( piccole strutture cellulari) in un processo chiamato respirazione cellulare.
Le cellula tumorali, invece, utilizzano il glucosio in modo esclusivo, in un processo che avviene al di fuori dei mitocondri, e sembra che consumino fino a 150 volte più glucosio rispetto ad una cellula sana.
Quindi mangiare tanti zuccheri semplici, perché si ha una incontrollata voglia di dolce o per darsi un piccolo premio giornaliero, significa dare VOLONTARIAMENTE tanto nutrimento alle cellule cancerose (se presenti, ovviamente). Inoltre, alti livelli di insulina, generati da una dieta sbilanciata e , favoriscono la produzione di un fattore di crescita, IGF-1 ( insuline grow like factor), che è un “fertilizzante” per tutte le cellule, in particolare quelle tumorali. Seguire una dieta bilanciata e rinunciare a questa classe di alimenti non curerà chi purtroppo è già affetto da questa grave condizione, ma può sicuramente essere un sostegno alle terapie mediche chemioterapiche.
Una delle problematiche che si stanno diffondendo negli ultimi anni, sopratutto negli studi medici e di nutrizionisti, è l’aumento significativo dei disturbi causati da un aumento dello stato di infiammazione dell’organismo.
L’infiammazione , allo stato basale, non è altro che una risposta naturale del sistema immunitario ad attacchi esterni, come batteri, virus e parassiti; le cellule del sistema immunitario, per proteggere l’organismo, reagiscono e si attivano nei confronti di questi patogeni, causando i sintomi dell’infiammazione come dolore, rossore, gonfiore e in certi casi febbre, diarrea o altri disturbi. In questo caso l’infiammazione è temporanea e si risolve i tempi più o meno brevi.
A questo bisogna aggiungere che ci sono alcune patologie croniche, ovvero in cui lo stato infiammatorio, generato da una eccessiva attivazione del sistema immunitario verso il nostro organismo, si mantiene costantemente alto senza che ci siano infezioni in corso; parlo dell’artrite reumatoide, il morbo di chron, la rettocolite ulcerosa,e altre patologie dermatologiche.
La domanda principale è: perché negli ultimi anni l’incidenza di queste patologie è aumentata? Perché si verifica anche un aumento dello stato infiammatorio generale, anche non associato a patologie, come il gonfiore a livello addominale, o la ritenzione idrica sopratutto su fianchi e arti inferiori? In quest’ultimo caso, si pensava che la ritenzione idrica fosse solamente causata da liquidi sottocutanei, che veniva curata con una riduzione del sodio assunto con la dieta e/o con l’assunzione di prodotti drenanti, quando in realtà si è scoperto che ha una forte base infiammatoria; questo sta cambiando l’approccio terapeutico anche per questi disturbi, che ora vengono trattati con prodotti con capacità antiinfimmmatoria (esempio l’omega-3 o integratori contenenti la bromelina, estratta dall’ananas).
La risposta a questo domanda, ora, è semplice: il nostro organismo reagisce anche in risposta a ciò che mangiamo; non dovremo stupirci più di tanto perché, se ci pensiamo, l’aria che respiriamo, l’acqua che beviamo e il cibo che mangiamo sono gli elementi che introduciamo con più frequenza nel nostro corpo. Questo significa che se nel corso degli anni abbiamo mantenuto uno stile alimentare squilibrato, con pasti non bilanciati e con un consumo eccessivo di alimenti “infiammanti” per l’organismo (tra cui anche alimenti preconfezionati, o alimenti altamente pubblicizzati di cui si ignora la composizione chimica e gli ingredienti utilizzati), avremo generato un forte squilibrio, e il nostro corpo si troverà in uno stato di infiammazione “cronica”, che genera tutti i disturbi di cui abbiamo parlato in precedenza, oltre a ridurre la funzionalità di organi e apparati.
Quali sono le abitudini alimentari da seguire per ridurre lo stato infiammatorio dell’organismo:
Per prima cosa ridurre drasticamente la carne, in tutte le sue forme. I grassi saturi della carne infiammano l’organismo e dovrebbero essere consumati con molta molta moderazione. La “capacità” della carne di infiammare l’organismo è dimostrato anche dal fatto che i piani alimentari in cui si esclude questa classe di alimenti, ovvero i piani vegetariani e vegani, sono definiti, da studi medici e nutrizionali, i più protettivi verso l’infiammazione generale e i migliori per promuovere la lunga vita.
Aumentare l’introito di omega-3. Questi acidi grassi, come EPA e DHA, oltre ad aumentare il livello di HDL ( ovvero il colesterolo buono, che pulisce l’arterie), e a diminuire i livelli di trigliceridi nel sangue, partecipano in maniera attiva alla riduzione dei livelli di citochine infiammatorie. EPA e DHA sono presenti in buona quantità nel pesce azzurro, come tonno, alici e sardine, nel salmone, nella alghe e in alcuni tipi di semi, come la chia, la canapa e i semi di lino
Ridurre l’introito di zuccheri semplici e farine raffinate come pasta, pane e pizza (optare per cereali come cous cous, farro, avena e cereali senza glutine come miglio, amaranto, riso e quinoa)
Ridurre il sale, cercando di consumare il più possibile alimenti naturali ed evitando prodotti preconfezionati, che sono da sempre ricchi di sale e conservanti. Utilizziamo il più possibile le spezie per condire gli alimenti, sempre tenendo conto l’ipersensibilità individuale o la possibile interazione di queste sostanze con i farmaci che già assumete. Vi faccio un esempio: chi assume fluidificanti del sangue, non deve assumere curcuma e zenzero (anche se hanno un elevato potere antiinfiammatorio).
Eliminare gli alimenti a cui il nostro organismo è intollerante come, lattosio o glutine.
Aumentare l’apporto di vitamine, minerali e antiossidanti; è fondamentale per avere un organismo sano.